SPARO DELLA GLORIA
Fino a qualche anno fa, la chiesa usava far sorgere Gesù la mattina del sabato santo, tra le 11 e le 12 e non nella notte fra il Sabato e la Domenica, come ora si costuma. L’annunzio della Resurrezione, in Eboli, era dato dallo scampanare delle campane della chiesa madre, alle quali facevano eco quelle delle altre parrocchiali, in ispecie di San Francesco d’Assisi, il cui “campanone” si faceva sentire a notevole distanza. Fin dal giovedì santo le campane erano state “attaccate”, cioè non suonavano in segno di lutto. Per supplire il loro suono, dato che erano esse a regolare la vita cittadina, si usava mandare in giro il sacrestano o altra persona con la “tarozza”, una tavoletta sulla quale erano fissate delle maniglie snodate, agitando la quale da destra a sinistra e viceversa, si produceva una specie suono-rumore. Colui che agitava la “tarozza” annunziava anche l’ora del momento. Allorché i sacerdoti, terminate le sacre funzioni in Santa Maria della Pietà, annunziavano la Resurrezione del Signore, le campane riprendevano a suonare. A tale suono dappertutto si interrompeva il lavoro e ogni credente si inginocchiava per un breve raccoglimento di preghiera. Anche le persone che si trovavano in strada si prostravano per rivolgere la mente al signore. Si sparava dappertutto i segni di gioia. I caprai, che avevano in precedenza provveduto in precedenza ad infioccare con carte colorate e nastri le corna delle capre e messe al collo i campanacci, iniziavano a fare il giro della città. Non deve meravigliare se le capre non sbandavano alla vista della folla. Erano abituate a percorrere mattina e sera le vie della città per offrire il loro latte a chi lo richiedeva. Infatti, il capraio con la “secchia”, seduta stante, mungeva le capre e offriva ai richiedenti il latte ancora caldo, schiumoso, odoroso.